IL CLIMA ANCORA APPESANTITO DALLE MISURE ANTI COVID NON TARPA LE ALI A VENEZIA, CHE SI PRESENTA PER LA VERNICE DELLA BIENNALE ARCHITETTURA CON TANTI EVENTI. ECCO LE PAGELLE DELLA NOSTRA REDAZIONE.
PROMOSSI
Mostra internazionale. Malgrado – o forse proprio per quello? – tempi sincopati e difficoltà organizzative causa contingenza pandemica, Hashim Sarkis riesce a confezionare una delle Mostre di Architettura più efficaci degli ultimi anni. Senza entrare nel merito dei singoli progetti presentati, il progetto riesce a toccare le corde dell’osservatore sulle note elette a linee guida. Dalla crisi climatica ai massicci spostamenti di popolazioni, alle disuguaglianze sociali ed economiche. Efficace e pragmatico.
Padiglione Belgio. Una singola idea, un singolo messaggio, una singola proposta. Chiara, immediata, riconoscibile. Quello che richiede una presenza come quella a un evento dispersivo e sovrabbondante come una grande Biennale (approccio peraltro seguito egregiamente anche da altri paesi, dagli USA e Israele). Qui la protagonista è la città informale nelle Fiandre, che potremmo ridefinire in “città ideale”: prende brani urbanistici da diversi contesti e li ricompone in un tessuto virtuoso. Trasformando contrasti ambientali, stratificazioni temporali e dissonanze geo-sociali in punti di forza. In “fonte di energia per la produzione architettonica contemporanea”.
Campigli e gli Etruschi a Palazzo Franchetti. Sulla carta un’utopia. Trasportare a Venezia preziosissimi, ingombranti e delicatissimi reperti Etruschi. Per costruire un magico incontro con l’arte di Massimo Campigli, notoriamente folgorato dalla conoscenza del popolo etrusco dopo una visita al Museo di Villa Giulia nel 1928. Il risultato è una di quelle mostre dalla rara intensità, un trionfo sinfonico di elementi che convergono a creare armonia visuale e percettiva. Imperdibile.
De Biasi ai Tre Oci. Una gran bella mostra di fotografia, forse l’unica a Venezia ora. Una mostra ampia ed eterogenea da assaporare lentamente. Dopo tanti rimandi (finalmente) Casa dei Tre Oci in Giudecca ha aperto Mario De Biasi. Fotografie 1947-2003: la più importante retrospettiva dedicata all’autore mai realizzata fino ad ora. Un totale di 256 scatti, per la maggior parte inediti, che ripercorrono l’iter storico e spirituale di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo.
Palazzi restituiti. Venezia compie 1600 anni e domani (24 maggio) festeggia l’apertura al pubblico del prezioso edificio cinquecentesco Palazzo Vendramin Grimani, affacciato sul Canal Grande. Freschissimo di restauro si snoda attraverso un percorso espositivo che racconta la storia della costruzione e delle famiglie che l’hanno abitato. L’edificio è stato acquisito e restaurato grazie all’intervento di un fondo privato al fine di restituirlo alla sua secolare vocazione di luogo di cultura.
BOCCIATI
Padiglione Italia. Ci spiace fare la parte di chi critica le proprie risorse, ma purtroppo è davvero inevitabile. È difficile salvare anche un solo aspetto della proposta italiana. Sbagliato il concept iniziale, con un decalogo di temi che non poteva che indebolire la proposta complessiva. Sbagliati gli allestimenti, oppressivi e quasi asfissianti. Sbagliate le modalità comunicative, con bombardamenti di informazioni di ogni medium, di ogni colore, di ogni dimensione. Impossibile distillare la logistica, con aree tematiche che si “inquinano” a vicenda impedendo all’osservatore di focalizzare le tematiche proposte. Nota (di demerito) a margine: perché chiudere il padiglione per oltre tre ore nei soli due giorni di preview, per un non meglio identificato “evento privato”, impedendo a molti indaffarati visitatori di vederlo?
Georg Baselitz (bilocato). Se davvero, come abbiamo già avuto modo di osservare, Venezia non poteva fare a meno di nuovi omaggi a Georg Baselitz, già canonizzato in laguna dalla grande mostra del 2019 alle Gallerie dell’Accademia, le due mostre che lo vedono protagonista lasciano qualche alone di amarezza. Nulla da rilevare sulla qualità delle opere, né sulle stupende location che le espongono (Palazzo Grimani e la Fondazione Vedova). Ma risulta altamente indigesto constatare che in casi simili le politiche espositive di importanti spazi vengono fortemente condizionate, per non dire guidate, dalle due potenti gallerie d’arte che sponsorizzano le due esposizioni (Gagosian e Ropac).
Chiese chiuse. Orari sconosciuti, aperture confuse, a singhiozzo. Stemperare le traversate in Biennale o i giri per la città tra appuntamenti e inaugurazioni raccogliendosi in contemplazione nelle miriadi di chiese che popolano Venezia è un rito e una necessità per il cervello. Quest’anno, causa Covid o altro a noi sconosciuto, si è faticato non poco ad accedere ai suoli sacri per godere di Tintoretto, Veronese, Bellini, Tiziano, Tiepolo e compagnia. Un peccato.