A Venezia va in scena l'arte di Vasco Bendini

Maurizio Amore, La Repubblica, Luglio 1, 2022

A Venezia va in scena l'arte di Vasco Bendini

PALAZZO FRANCHETTI DEDICA UNA PERSONALE AL MAESTRO BOLOGNESE INTERPRETE DELL'IMPRESSIONISMO ASTRATTO E INIZIATORE DELL'ARTE POVERA

A distanza di 50 anni dalla sua ultima apparizione a Venezia in occasione della Biennale del 1972, Galleria d'Arte Maggiore in collaborazione con Art capital partner Palazzo Franchetti (Acp), riporta in laguna l'arte di Vasco Bendini con la mostra "Gesto e materia". Fino al prossimo 30 settembre la città rende omaggio all'artista bolognese nell'anno del centenario della sua nascita, ripercorrendo la sua attività attraverso una selezione di importanti opere realizzate fra il 1958 e il 1970. Instancabile nel portare avanti con ogni mezzo una ricerca espressiva eclettica, Vasco Bendini è una delle maggiori figure dell'arte contemporanea italiana del '900.

Allievo di Giorgio Morandi e Virgilio Guidi all'Accademia di belle arti a Bologna, l'artista muove i primi passi verso la pittura metafisica ma l'elemento figurativo si disgrega in senso astratto già dal 1948. Nel corso della sua lunga carriera il pittore segue le suggestioni suggerite dalle teorie della moderna fisica quantistica secondo le quali la nostra percezione della realtà sotto forma di materia non è altro che una traccia illusoria di composti mobili, fatti di onde e particelle. A partire dal 1950 i cromatismi diventano fluidi e la pittura si espande a nebulosa, guidando lo spettatore verso la presenza di volti e corpi sempre più smaterializzati fino a sfociare, tra il 1958 e il 1959, nei canoni dell'informale italiano.

Definito anche impressionismo astratto, l'informale esalta l'atto creativo come azione, valorizzando le possibilità espressive intrinseche nei materiali usati. Così all'inizio degli anni '60 il costante studio di nuovi supporti per realizzare le composizioni spinge Bendini verso i codici dell'arte povera. L'artista aggrega alle sue tele materiali "poveri" come contenitori per le uova, lembi di stoffe contorte e spiegazzate, cartoni casualmente recuperati dalla spazzatura. Il pittore bolognese è protagonista, dunque, di un percorso che lo vede spesso come grande precursore dell'arte d'avanguardia grazie alla profonda conoscenza delle tecniche più svariate. È il caso de "La mia tavola con autoritratto", chiaro esempio di quella corrente dell'arte informale chiamata"pittura gestuale" basata sulla velocità e l'immediatezza dell'esecuzione. Il pittore concepisce ora il dipinto come una traduzione in immagini della volontà di raccontarsi. "Gesto e materia" segue l'evolversi di un'indagine artistica che si protrarrà fino al 2015, anno della fine di una straordinaria carriera dedicata a sondare in profondità l'inafferrabile entità della propria essenza.