Seni nell’arte, tra maternità, eros e malattia

Nel veneziano Palazzo Franchetti una trentina di opere di varie epoche selezionate dalla curatrice Carolina Pasti con l’obiettivo di promuovere la consapevolezza sul cancro al seno a un pubblico più ampio
Camilla Bertoni, Il giornale dell'arte, Aprile 16, 2024

«Mastectomy Mameria» (2019) di Charlotte Colbert. Cortesia dell’artista e di Popcorn Group Ltd, United Kingdom

 

Si parte dall’iconografia della Madonna del latte, si passa attraverso Duchamp, con il suo «Priere de toucher», si prega di toccare (un seno in gommapiuma sulla copertina del libro Le Surréalisme en 1947), per arrivare alle opere contemporanee. Tutte selezionate in base al tema, il seno, intorno a cui si svolge la mostra «Breasts» a cura di Carolina Pasti, realizzata con l’organizzazione non profit di Contemporis Ets, visitabile a Palazzo Franchetti di Venezia dal 18 aprile al 24 novembre. Un tema affrontato nei secoli e dai diversi autori, una trentina tra storicizzati ed emergenti, con tagli diversi, tra maternità, eros e malattia: «un tema che si rivela catalizzatore, scrive la curatrice, per discutere le realtà socio-politiche, sfidare le tradizioni storiche ed esprimere identità personali e collettive. La missione è quella di promuovere la consapevolezza sul cancro al seno a un pubblico più ampio attraverso il canale dell’arte». C’è anche l’opera di chi, come Prune Nourry, il cancro al seno l’ha vissuto.

Se nella prima sala il percorso inizia da un approccio storico con i maestri del Rinascimento, ai quali si sono ispirati artisti come Cindy Sherman, Richard Dupont, Teniqua Clementine Crawford e Sherrie Levine, nella seconda si entra nel ’900 con le opere scultoree, da Duchamp, a Claude Lalanne e Allen Jones. La fotografia è il medium della terza sala, da quella surrealista di Robert Mapplethorpe e Irving Penn ai media digitali, «per esplorare le rappresentazioni simboliche e non convenzionali», aggiunge Pasti. Nell’utilizzo a fini commerciali e la fotografia di moda troviamo Oliviero Toscani tra coloro che hanno sovvertito i canoni tradizionali della pubblicità. «Tetrarch» di Christopher Bucklow, racconta il corpo di Claudia Schiffer. con la tecnica fotografica del foro stenopeico, «Untitled (2 girls)» di Lakin Ogunbanwo è ispirata alle modelle in Nigeria. 

Tra la sfida alla cultura del consumo e allo sguardo maschile e un approccio anche umoristico al tema, puntando all’accettazione del corpo e al superamento di ideali convenzionali, si muovono le opere degli artisti della quarta sala, tra cui Chloe Wise, Louise Bourgeois, Aurora Pellizzi, Charlotte Colbert, Laura Panno. La mostra si chiude con il film di quindici minuti di Laure Prouvost intitolato «Four For See Beauties», del 2022: protagoniste tre donne e il neonato dell'artista insieme a una serie di creature marine che rievocano le fasi della trasformazione della vita umana. Il 30 per cento dei ricavati dal catalogo andranno a finanziare la Fondazione Istituto Europeo Oncologico Monzino e le sue ricerche.